martedì 25 gennaio 2011

cucina con me..

Non è più sufficiente una didascalica presentazione della serata, desidero ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno partecipato alla serata, per il loro affetto e la disponibilità dimostratami.... grazie di cuore.






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Nido di struzzo


Ingredienti per 6 persone Quantità
Filetto di struzzo gr. 500
zucchine 2
Carote 2
Coste di sedano 2
cipolla 1
300 gr di parmigiano grattugiato
olio extra vergine di oliva
salvia
pompelmo 1







Procedimento

Preparate i cestini di parmigiano, facendo dei dischi aiutandovi con un cucchiaio, su una teglia da forno e infornate a 180 gradi fino a scioglimento del formaggio. Mettete le cialde sopra a delle coppette capovolte e lasciate raffreddare affinchè prendano la forma; Lavate le verdure e tagliatele dove possibile a tagliatelle con l'aiuto di un pelapatate, rosolatele brevemente con un filo di olio in una padella, coprite e mettete da parte.
Tagliate a listarelle sottili il filetto e rosolatelo in una padella con una noce di burro e la salvia spezzettata, sfumate con il succo di pompelmo.
Mettete al centro del piatto il cestino, riempite con la verdura e sopra i bocconcini di struzzo e servite subito.

giovedì 20 gennaio 2011

Ravioli neri ai gamberi


Richieste per questo piatto, dopo il capodanno ce ne sono state molte, ultimamente mi sono dedicato ad inseguire una migliore e più leggera pagina per il blog... a cominciare dall'indirizzo nuovo , se l'avete notato: www.pancapanna.net che è sicuramente più memorizzabile del precedente.
Ore, dopo il preambolo torniamo alla ricetta che è sicuramente di effetto ma impegnativa, ( anche per me a scriverla.....;))

Ravioli al nero ripieni di gamberi con vongole e pomodorini

Preparate una classica pasta fresca: un uovo per ogni 100 g. di farina e in questo caso una bustina di nero di seppia per 500 g di impasto. Fatela il giorno o la sera prima perchè deve riposare.
Preparate il ripieno
Ingredienti:
20 gamberi interi
carota, cipolla, sedano, aromi
mollica di pane
tuorlo d'uovo 2
noce moscata
ricotta 50 g.

preparate il ripieno pulendo i gamberi e tenendo le code da parte. Fate rosolare il soffritto e appena le verdure cominciano ad appassire aggiungete le teste dei gamberi e il carapace.
Aggiungete un poco di acqua, regolate di sale e coprite con un coperchio e cuocete per dieci minuti circa.
Mettete tutto in un robot da cucina e frullate bene poi filtrate con un colino a maglia fitta.
Nella stessa padella fate saltare le code e appena scottate tritatele e amalgamate la mollica, la ricotta, il sughetto filtrato, i tuorli e impastate per ottenere un impasto sodo ma morbido, regolatevi con la mollica.
Stendete la pasta sottile e ritagliate dei quadratini di circa 3 cm di lato e al centro mettete un poco di ripieno, coprite con un altra sfoglia ( e ricordatevi di inumidire il lato a contatto con il ripieno, così non si apriranno in cottura), pressate con le dita tutto attorno al ripieno e poi ritagliate nuovamente la pasta; continuate fino ad esaurimento della scorta. Mettete i ravioli ben infarinati su dei vassoi di cartone.

Preparate il sugo
ingredienti:
vongole o lupini 300 g
aglio 
olio
prezzemolo
pomodorini 100 g.

Lavate le vongole e mettetele in una pentola con un filo di olio, aglio e prezzemolo, incoperchiate e cuocete a fiamma vivace fino a che siano tutte ben aperte ( almeno la maggior parte), poi filtrate con un telo tutto il sugo depositato sul fondo e mettete da parte. 

Procedimento:
A questo punto preparate una pentola con acqua bollente e lessate i ravioli. In un apadella con un filo di olio rosolate i pomodorini tagliati a metà, aggiungete le vongole e il loro sugo e appena i ravioli vengono a galla finite la cottura mantecandoli delicatamente nel sugo.
Appena comincia ad addensarsi il tutto servite con una spolverata di prezzemolo fresco e una grattugiata di scorza di limone.
Per la complessità dei sapori del piatto consiglio un vino aromatico come un Traminer.

martedì 18 gennaio 2011

Errata Corrige

"Cancellata la legge sui cibi adulterati". La notizia è una bufala ma tutti ci cascano (La Stampa, Corriere della sera, La Repubblica, TG la 7....)


La notizia sulla presunta cancellazione della legge 283 del 1962 - lo strumento più noto e diffuso per sanzionare in sede penale gli illeciti alimentari - gira in Italia da qualche giorno.   E' apparsa sui siti internet di quotidiani nazionali come il Corriere della sera, La Repubblica e la Stampa in decine di altre testate. I toni sono concitati e ovunque si afferma che la legge sarebbe stata cancellata dal ministro Calderoli.
Ma la notizia è falsa!
Tutto è iniziato il 22 dicembre scorso quando il  “Sannio quotidiano” riferiva di un commerciante assolto dal reato di detenzione di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.  Secondo la tesi difensiva (a quanto pare, accolta dal giudice di merito) la norma che punisce questi fatti – articolo 5 della legge 283/62 appunto - risulterebbe abrogata a partire dal 16 dicembre 2010.
Ciò deriverebbe, secondo il teorema difensivo, dalla c.d. “legge-delega per la semplificazione legislativa” (voluta appunto dal citato ministro) nella quale è prevista l’abrogazione di tutte le disposizioni legislative statali pubblicate prima dell’1 gennaio 1970, con eccezione di quelle indicate nei suoi decreti di attuazione.
Una lettura distratta delle norme in tema di semplificazione potrebbe in effetti portare a credere che anche la legge 283 del 1962 sia stata “spazzata via”, ma grazie al cielo non è così. La legge-delega per la semplificazione esclude infatti dall’abrogazione, in linea di principio, tutti  i provvedimenti  che rechino  in epigrafe la dicitura  "codice" o " testo unico" (legge 246/05, articolo 14, comma 17). E tra questi provvedimenti si iscrive a pieno titolo anche la legge 283/1962, rubricata come “la disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”, meglio conosciuta come la legge sui cibi adulterati. D’altra parte se così non fosse lo stesso Codice penale (che risale al 1930) sarebbe stato abrogato, e le patrie galere si svuoterebbero all’improvviso!
A dispetto di quanto riportato su vari siti e giornali, rimane dunque in pieno vigore l’articolo 5 della legge in questione, che recita quanto segue:

“È vietato impiegare nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere o somministrare come mercede ai propri dipendenti, o comunque distribuire per il consumo sostanze alimentari:
-    private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o comunque trattate in modo da variarne la composizione naturale, salvo quanto disposto da leggi e regolamenti speciali;
-    in cattivo stato di conservazione;
-    con cariche microbiche superiori ai limiti stabiliti […];
-    insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione;
-    con aggiunta di additivi chimici di qualsiasi natura non autorizzati […] o, nel caso che siano stati autorizzati, senza l'osservanza delle norme prescritte per il loro impiego […];
-    che contengano residui di prodotti, usati in agricoltura per la protezione delle piante e a difesa delle sostanze alimentari immagazzinate, tossici per l'uomo […]”.

Certo una “rinfrescatina” alla legge del ’62 non guasterebbe, visti i grandi passi avanti sulla sicurezza alimentare fatti negli ultimi anni dalla legislazione europea. Ma sino a che non si provveda a una riforma organica della materia, nessun venditore di alimenti insudiciati o conservati male potrà sottrarsi al processo.

Vale comunque la pena di ricordare che la tutela del consumatore in ambito alimentare è garantita anche dal Codice penale:

Commercio di sostanze alimentari nocive - Chiunque detiene per il commercio, pone in commercio ovvero distribuisce per il consumo  sostanze destinate all'alimentazione, non contraffatte né adulterate, ma pericolose alla salute pubblica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a € 51,65. La pena è diminuita se la qualità nociva delle sostanze è nota alla persona che le acquista o le riceve.” (art. 444 c.p.),

Frode in commercio - Chiunque, nell’esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a € 2.065,83. Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non inferiore a € 103,29.” (art. 515 c.p.).

Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, art. 516 c.p.  Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a € 1.032,91.

Possiamo ancora dormire sonni tranquilli, dopo una buona cena in Italia

Dario Dongo 

lunedì 17 gennaio 2011

Cibi adulterati, non è più reato – Corriere della Sera.


Sparite le pene per chi vende cibo avariato

Mercato ittico di Torino, quest’estate. Il pesce fresco esposto al sole, oltre 28 gradi, e alle mani dei clienti. Controllo dei carabinieri dei Nas. Reato: cattivo stato di conservazione, in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30 aprile 1962. Pena: arresto da tre mesi a un anno o multa fino a 46 mila euro.
Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all’entrata in vigore della procedura «taglia-leggi» (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell’epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l’anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all’olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi… L’elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge.
C’era stato un tentativo nel 2007 di «depenalizzare» tutti questi reati. Le polemiche bloccarono tutto. Oggi, invece, legge cancellata del tutto. E con essa quelle garanzie a tutela della salute pubblica (perché di salute pubblica si tratta) e della qualità made in Italy (quanti dei reati cancellati hanno in passato colpito prodotti fatti all’estero: pummarola colorata e latte in polvere con colla, mozzarelle blu e uova alla diossina). Difficile ora correre ai ripari: da questo momento, e fino all’entrata in vigore di un’eventuale nuova norma, sarà zona franca. Ieri mattina il procuratore Guariniello ha segnalato il problema al ministro della Salute Ferruccio Fazio, che si è subito attivato per correre ai ripari. La zona franca, però, ora c’è. Niente più magistratura di mezzo (a parte i casi gravi o mortali da codice penale), niente più sequestri preventivi, niente più blitz dei Nas.
Ma come è potuto accadere? Semplice. Tutte le disposizioni legislative anteriori al primo gennaio 1970 sono state cancellate dal «taglia-leggi», tranne quelle ritenute «indispensabili alla permanenza in vigore» che sono state elencate. La legge 283 del 1962 sulla tutela degli alimenti nell’elenco non c’è. Dimenticanza, distrazione, volontà? Non si sa. Quello che è evidente è che in Italia vi sono molti reati in meno. Cancellati per legge. Nella speranza che, gustando un tiramisù al botulino, nessuno resti paralizzato.
Mario Pappagallo
15 gennaio 2011 fonte :http://www.nuovaresistenza.org


Come non trovare conferma al famoso detto "al peggio non c'è mai fine"?

giovedì 13 gennaio 2011

Nuovo menù.... un particolare....

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Stiamo studiando per creare un menù nuovo e innovativo... Probabilmente il calo di interesse verso il vegetariano è stato causato, anche, ma non solo, da una formula che ha fatto il suo tempo.
Proporre i piatti vegetariani sotto una nuova luce potrà servire a trasformarli in un'araba fenice?

martedì 11 gennaio 2011

fff



Prima lezione dell'anno... nonostante  le festività appena trascorse, la serata è stata dedicata alla carne... ma per due motivi ben precisi:  primo la richiesta di Serena di una serata con questo tema che non poteva non essere esaudita; secondo questa sera era l'ultima lezione a cui Chiara, futura sposa in quel di Roma, avrebbe potuto partecipare. Quindi auguri, complimenti e tutto un mondo di bene a Chiara che parte e cambia vita.
Per noi che restiamo qui abbiamo votato per il petto d'anatra all'arancia. Talmente buono che sono riuscito  a fare la foto al mio avanzo e ad una mano che faceva scarpetta nel piatto.






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Petto d'anatra all'arancia



Ingredienti


    1 petto d'anatra (con la pelle) di circa 350/400 g l'uno
    2 cucchiai d'olio
    1 cucchiaio di Grand marnier o Cointreau
    1 arancia non trattata
    1 bicchierino di brandy
    Sale
    Pepe
    poca marmellata di albicocche




Procedimento

Lavate e asciugate i petti d'anatra quindi incidete la superficie della pelle formando una specie di griglia (questo permetterà che il calore penetri meglio all'interno del petto). Mettete in un tegame un cucchiaio d' olio. Lasciate scaldare a fuoco alto e appoggiate l'anatra con la pelle rivolta verso il basso. Lasciate dorare bene questo lato quindi girate e finite di rosolare la carne. A questo punto irrorate con il brandy e coperchiate. Abbassate leggermente la fiamma e nel frattempo pelate un'arancia con un pelapatate in modo di ricavare solo la parte arancio della buccia. Tagliatela a filettini e tenetela da parte. Spremete l'arancia e conservatene il succo. Lasciate in cottura i petti d'anatra per circa 10 minuti rigirandoli qualche volta, quindi toglieteli dalla pentola e conservateli al caldo assieme al fondo di cottura. Nello stesso tegame bagnate con il Grand marnier o Cointreau quindi aggiungete il succo delle arance , e la buccia tagliata a filetti e il fondo di cottura precedentemente tolto e un cucchiaino di marmellata di albicocche. Lasciate restringere ancora qualche minuto. Tagliate il vostro petto diagonalmente, a fettine e servitelo irrorato dal suo sughettoPresentare in tavola con una guarnitura di fettine di arancia appena tagliate ed abbinarvi un profumato Gewurtz Traminer

giovedì 6 gennaio 2011

il risotto della befana



La befana ha portato questo bel risottino....

Prendete un paio di broccoletti verdi, lessateli in acqua non salata e buttateli in acqua e ghiaccio appena pronti per non fargli perdere il loro bel colore verde. Tagliate prima delle fette di speck e poi quest'ultime a pezzettini; fate rosolare in una pentola lo speck, toglietelo e tenetelo da parte mentre nella stessa pentola fate tostare il riso.
Sfumate con del vino rosso come un Lagrein, e aggiungete il brodo di verdure o di pollo se l'avete.
A metà cottura aggiungete i broccoli, lo speck rosolato, un cucchiaino di aceto di vino, una noce di burro e del parmigiano.
mantecate e fate riposare un paio di minuti.
Prima di servire decorate con delle zeste di arancia non trattata.
Consiglio di accompagnare con lo stesso vino del risotto: "Lagrein"

sabato 1 gennaio 2011

Iniziamo bene il nuovo anno

Ricotta cheese.Image via Wikipedia


Cibi light, un grande affare non per la salute


Senza zuccheri aggiunti, leggero, light, meno calorie, magro: sono solo alcune delle definizioni che troviamo sugli alimenti per vantarne la leggerezza.  Chi crede che i prodotti light abbiano automaticamente meno calorie, si sbaglia. In molti casi sono gli stessi prodotti ma più cari, come è stato rilevato anche dalla nostra inchiesta. Perché acquistarli se non sono buoni, costano di più e ne mangi il doppio perché non saziano?

Sembra una parola dai poteri magici ma il più delle volte è solo un’illusione. Solo leggendo “leggero” il consumatore pensa che corrisponda a “più digeribile” o addirittura “più sano”.
Salsicce, formaggio, bibite, yogurt, biscotti, margarine: tutto esiste in versione “light”. Ma dovrebbe far riflettere il fatto che proprio negli Stati Uniti, patria del “fatfree” (esistono ormai più di 5’000 alimenti
alleggeriti) quasi la metà della popolazione è in sovrappeso e ben il 30% è gravemente obesa. Questo dovrebbe, quindi, suonare come un campanello d’allarme.
Siamo davvero sicuri che acquistando un prodotto light stiamo veramente scegliendo un alimento più leggero?
Purtroppo accade spesso che dal confronto delle etichette nutrizionali tra un prodotto
"normale" e uno light non ci sia nessuna differenza, o addirittura risultano più magri o leggeri quelli che non presentano slogan.
Ancora una volta, il faro che può guidarci è solo l'etichetta nutrizionale.
L’unico modo per orientarsi è leggere l’etichetta ma anche questa operazione non è facile perché manca un’uniformità grafica, i caratteri sono il più delle volte microscopici e resi illeggibili dai colori della

Leggere le etichette
Secondo l’art. 174 dell’Oderr. un alimento può essere definito light/ leggero/léger se il valore energetico del prodotto finito e pronto per il consumo è ridotto di 1/3 rispetto al prodotto equivalente “normale”; detto in altri termini il prodotto light deve avere il 30% di calorie in meno.
Questo è prescritto dal 1° luglio scorso anche nell’Unione Europea.
Un alimento è “povero” in energia se il valore energetico è ridotto almeno del 50%. confezione. E poi siamo spesso di fretta e tendiamo a farci influenzare più dalla pubblicità che dall’informazione.
Così ci facciamo prendere, senza verificare, da indicazioni generiche, come “meno calorie” (rispetto a cosa?) o riferite a ingredienti anziché a sostanze nutritive, tipo “30% di olio in meno” (rispetto a cosa?).

Meno grassi o meno zuccheri? Non è la stessa cosa
La riduzione di calorie nei prodotti "light" può avvenire, a seconda del prodotto, mediante un:
✔ ridotto contenuto di zucchero: lo zucchero viene sostituito da dolcificanti privi quasi completamente di valore calorico.
Tali prodotti sono più poveri di calorie e non rovinano i denti. Taluni di questi prodotti vengono tuttavia classificati come dannosi
per la salute:
● Ciclamato (E952): esperimenti sugli animali hanno dimostrato che può essere cancerogeno, per questo è stato vietato negli Stati Uniti.
● Saccarina (E954): anche in questo caso esprimenti effettuati sugli animali ne hanno dimostrato la cancerogenità, negli Stati Uniti è ammesso soltanto se riporta l'avvertenza di pericolosità.
● Aspartame (E951): sospetto di effetti neurotossici come mal di testa, oscillazioni di umore;
✔ ridotto contenuto di grasso: per diminuire il contenuto di grassi si utilizzano:
● miscugli a maggior contenuto di acqua anziché grasso, per esempio margarina
semigrassa costituita per il 40-60% da grasso vegetale e per il 60-40% da acqua o surrogati del grasso che hanno un gusto cremoso, simile al grasso, e che possono ridurre l'impiego di grasso nei seguenti alimenti:
salse, condimenti, creme da spalmare, dessert a base di latte, quark, gelati, maionese,
burro, margarina, crema al cioccolato, formaggio. Un ridotto contenuto di grasso
viene valutato positivamente perché tendiamo a consumare più grassi del necessario e quindi i prodotti con contenuto di grasso ridotto possono aiutare a ridurre il consumo di grassi in generale e in particolare di quei grassi nascosti (spesso saturi e trans, dannosi per il nostro organismo). Ci sono, tuttavia, modi più “naturali” di ridurre l’assunzione di grassi.

Rischio di aumentare le porzioni
La sensazione di sazietà non dura tuttavia a lungo e così aumenta il rischio di divorare una razione doppia di prodotti "light", cosa che rende impossibile una durevole riduzione di peso. I prodotti "light"
ottenuti con diluizioni a base di acqua, inoltre, contengono spesso più additivi del prodotto "normale" non modificato.

Se non cambiano le abitudini alimentari...
Il consumo di prodotti "light" non garantisce una diminuzione di peso di lunga durata, perché non contribuiscono a migliorare le abitudini alimentari individuali.
I prodotti "light" inducono al consumo di porzioni più grandi: credendo di assumere poche calorie, si mangia e si beve di più e pertanto non si risparmiano affatto energie.

...e troppe trasformazioni ...
I prodotti "light" di norma subiscono forti processi di trasformazione: per ottenere un prodotto dal gusto accettabile e che duri nel tempo sono necessari molti additivi e molta energia. In questo modo vanno
perdute importanti componenti come le vitamine, pregiati acidi grassi, aromi e sapori.
Un errato comportamento alimentare può venir consolidato dal consumo di prodotti "light": non tutti i prodotti riportanti la definizione "light" contengono veramente qualcosa di leggero: un formaggio "light" non scremato o una crema al cioccolato "light" sono sempre delle bombe caloriche.

Paghiamo di più ingredienti senza valore
Nella versione light il consumatore spesso paga ingredienti che costano poco.
Per esempio, nella maionese light viene tolto in parte l’olio e sostituito con acqua. Il
cioccolato light ha meno burro di cacao, la mozzarella light e gli yogurt magri sono ottenuti da latte scremato, meno costoso del latte intero.

Latte Latte scremato (33 Kcal) Latte intero (61 Kcal)
Vi è un apporto ridotto di colesterolo. Circa 2 mg nel latte scremato contro i 15 mg del latte intero.
Valutazione: sì, se si bevono 1-2 tazze al giorno. Bambini: no!


Yogurt light
Si tratta di uno yogurt magro al quale viene aggiunta la frutta conservata senza zucchero. È addolcito con dolcificanti ipocalo -rici. Meglio lo yogurt naturale senza alcuna aggiunta.
Valutazione: no


Ricotta light
Fornisce 135 Kcal contro le 146 della ricotta normale. La ricotta infatti è già un formaggio magro per definizione. In questo caso il modico risparmio calorico rispetto alla ricotta tradizionale non ne giustifica la
maggiorazione di prezzo.
Valutazione: no


Panna light
(semigrassa, panna da caffè, creme vegetali): il risparmio calorico è dato dal minor contenuto di grassi, la composizione varia molto da prodotto a prodotto. Non è un alimento indispensabile e attenzione a usarla con parsimonia.
Valutazione: sì


Maionese light
Fornisce 450 Kcal invece delle normali 775. Può essere usata al posto dell’olio per condire carne, pesce o insalate.
Valutazione: sì ma con molta attenzione!


Fiocchi di cereali light
Forniscono 290 Kcal invece di 310. Il risparmio in calorie, zuccheri e grassi non è
così significativo.
Valutazione: no


Fette biscottate light
Forniscono 270 kcal contro le 420 delle fette comuni. Permettono un sostanziale taglio sui grassi aggiunti.
Valutazione: sì


Cracker light
Esistono infatti sul mercato crackers light e crackers senza grassi aggiunti con un ancor minore apporto calorico: i crackers comuni forniscono 460 Kcal, i light 414, quelli senza grassi 370. Attenzione a non confonderli con il tipo senza colesterolo, nel quale lo strutto e i grassi vegetali sono stati sostituiti con oli, ma l’apporto calorico è sempre intorno alle 450 Kcal.
Valutazione: no


Biscotti light
Esistono in commercio numerose tipologie: biscotti senza colesterolo, senza lattosio, senza uova, senza zucchero. Le calorie fornite sono solo leggermente inferiori ai biscotti tradizionali. Per esempio: biscotti tipo frollini 480 Kcal, biscotti senza zucchero 460 Kcal, senza latte 450 Kcal, senza colesterolo 450
Il consumo dei prodotti light, lanciati sul mercato negli anni '80, è in continua crescita. Secondo le statistiche la vendita di prodotti light aumenta dell'8% all'anno, mentre per gli altri prodotti alimentari l'aumento è solo del 3%. Come mai tanto successo? Ma ne vale la pena?  Secondo noi no o solo in casi eccezionali purché si legga bene l’etichetta. Kcal. Solo leggendo ingredienti e valori nutritivi, è possibile fare una scelta adeguata
alle necessità.
Valutazione: no


Dessert light
In questa categoria rientrano le mousse, le creme di latte o di ricotta, i budini. Preparati senza zucchero o grassi. 100 g di prodotto forniscono circa 70 Kcal contro le 150 del tipo tradizionale. Possono sostituire una fetta di torta, o un gelato quando non si riesce a frenare la golosità. Non saziano molto e facilmente una porzione sembra non bastare, mandando così all’aria le speranze di ridurre l’apporto calorico.
Valutazione: sì
Coca Cola e bibite light


Zero calorie, contro le 50 della cola normale. Sia per la cola sia per le bibite light il giudizio è negativo. Meglio bere acqua in ogni caso, a maggior ragione se si è a dieta!
Valutazione: no


Birra analcolica
Fornisce 15 Kcal contro le 37 di una birra chiara. In questo caso non è tanto il risparmio calorico che suggerisce la scelta quanto la quasi inesistente gradazione alcolica: dallo zero all’1% contro il 5% della
birra comune.
Valutazione: sì, con prudenza


Marmellata light
Circa 120 Kcal a fronte delle 342 della marmellata tradizionale. Dimezza in sostanza le calorie fornite. Non è adatta per la preparazione di crostate, biscotti o altri alimenti che richiedono la cottura in forno.
Tende a liquefarsi perchè contiene una maggior quantità di acqua rispetto alla
marmellata tradizionale. L’impasto rimane umido e la cottura non uniforme.
Valutazione: sì


Patatine light
509 Kcal contro 537 delle patatine comuni. Se si rapportano i valori calorici medi a una confezione piccola di patatine, il risparmio è di circa 7 calorie (meno di 2 caramelle). Ma resta sempre uno snack ipercalorico!
Valutazione: no

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